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Francesco Iriti: un celiaco calabrese a Dublino

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La storia di un celiaco calabrese in Irlanda.

Francesco Iriti, calabrese, da più di sette anni vive a Dublino dove si è trasferito per lavoro. La sua esperienza come celiaco in Irlanda non è stata semplice, soprattutto nei primi anni, dopo aver deciso di lasciare la Calabria per intraprendere questa nuova avventura.

Lo stesso Francesco ci ha raccontato come “soprattutto nei primi due anni che mi sono trasferito in Irlanda, in particolare a Dublino, era difficile reperire prodotti senza glutine. Per fortuna si trovava qualcosa come pane, pasta e biscotti nei supermercati anche se la scelta era molto limitata. Tranne qualche eccezione, la grande difficoltà è stata trovare locali dove poter mangiare in sicurezza senza glutine, tranne qualche eccezione. Stessa situazione per le birre. Ho fatto di necessità virtù e per soddisfare la mia voglia di mangiare fuori ho virato su ristoranti asiatici e su due pizzerie presenti in centro a Dublino. Nei pub, invece, luogo dove qui si trascorre gran parte del tempo libero, ho imparato a bere il sidro, una bevanda dolce che rappresenta, diciamo, una valida alternativa alle bevande gassate e alla birra”.

La situazione, come ci racconta lo stesso Francesco, adesso è migliorata tantissimo dopo il periodo di Coronavirus.
Per fortuna adesso ci sono molte scelte per andare a pranzare o cenare in un ristorante o pub rispetto al passato e in molti pub c’è pure la possibilità di trovare qualche birra senza glutine. Un sollievo per tanti che adesso possono godersi la visita della città al meglio. Di sicuro, ma questo fa parte della mentalità generale, bisogna scordarsi di trovare luoghi dove si può fare un pasto veloce (pizzette e simili, per dare un’idea) o dolci freschi, tranne come sempre qualche eccezione. Bisogna sempre fare attenzione alla contaminazione e non aver timore di chiedere, nei luoghi dove si va a mangiare, il necessario per capire il livello di conoscenza che il ristoratore e il personale addetto hanno in merito alla celiachia. Questo concetto si basa sul fatto che fino a poco tempo fa, e credo sia ancora una credenza presente in vari luoghi, la gente mangiava senza glutine per “non ingrassare” e non perché aveva delle intolleranze”.

L’attenzione si è spostata dopo sulle differenze abissali presenti tra gli aiuti che il Governo fornisce ai celiaci in Italia rispetto agli omologhi in Irlanda a dimostrazione di come gli italiani si possono considerare dei fortunati.
Mi viene da sorridere quando ascolto le lamentele dei celiaci italiani in merito ai buoni che ricevono, e che anche io ricevevo. In Irlanda tutto funziona diversamente, come la stessa sanità dove bisogna pagare anche la semplice visita dal medico curante (60 euro a visita). Qui non viene riconosciuto lo status di celiaco riscontrato in Italia con tanto di certificato del medico. Per essere considerati celiaci in questa nazione, bisogna sottoporsi prima alla visita del medico che prescrive la gastroscopia da eseguire per attestare l’intolleranza. Naturalmente, se si fa la cura senza glutine da molti anni, loro consigliano di inserire glutine per alcuni giorni in modo tale che il corpo presenti segni di intolleranza una volta fatto il test. Quando si diventa ufficialmente celiaci, il governo riconoscerà il 20% di rimborso sulle spese effettuate durante l’anno. Per accedere al rimborso, bisognerà accumulare gli scontrini per poi richiedere il rimborso”.

Gli chiediamo se, alla luce di tutte queste considerazioni, consiglierebbe a tutti di fare un viaggio a Dublino e in Irlanda in generale.
Naturalmente si. Vi consiglio vivamente di venire. Si tratta di una terra magnifica. Mi sono voluto soffermare su tutti questi aspetti per darvi un quadro generale della situazione ma non dovete pensarci due volte. Munitevi di buona volontà e partite. Il mio consiglio è quello di spendere il meno tempo possibile a Dublino (bastano 2-3 giorni) che è la meta turistica per eccezione, e andate a visitare la natura e le sue bellezze che ci sono fuori dalla città. Lì scoprirete la vera natura di questa terra e la sua cultura”.

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