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Diagnosi e Follow-up

La celiachia riguarda l’1% della popolazione italiana e mondiale. In Italia parliamo quindi di 600.000 persone di cui solo un terzo ha ricevuto una diagnosi. Circa 400.000 pazienti rappresentano la porzione nascosta dell’”iceberg della celiachia”, metafora attraverso la quale si rappresenta il fenomeno delle diagnosi sommerse. In media sono richiesti ancora 6 anni per giungere a una diagnosi dall’inizio dei sintomi.

Per questo motivo AIC è costantemente impegnata al fine di contribuire a ridurre il tempo di diagnosi e il numero dei celiaci non diagnosticati: i pazienti e i medici hanno un ruolo fondamentale nel riconoscere la celiachia nelle sue forme più svariate.

Come si fa la diagnosi

La celiachia può essere identificata con assoluta sicurezza attraverso la ricerca sierologica e la biopsia della mucosa duodenale in corso di duodenoscopia. Gli accertamenti diagnostici per la celiachia devono necessariamente essere eseguiti a dieta libera (dieta che comprende il glutine).

Per la diagnosi definitiva di celiachia è necessaria la biopsia dell’intestino tenue con il prelievo di un frammento di tessuto, per determinare l’atrofia dei villi intestinali attraverso l’esame istologico.

Dall’inizio del 2012 le nuove raccomandazioni dell’ESPGHAN (Società Europea di Gastroenterologia, Epatologia e Nutrizione Pediatrica) permettono di porre diagnosi senza la necessità di eseguire la biopsia intestinale in casi selezionati pediatrici in cui siano presenti contemporaneamente tutte le seguenti condizioni: sintomi suggestivi di celiachia, positività per anticorpi antitransglutaminasi di classe IgA ad alto titolo (> 10 volte il valore di normalità del test), positività per anticorpi antiendomisio di classe IgA e presenza dell’HLA –DQ2 e/o –DQ8.

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