Nei giorni scorsi AIC Calabria ha messo a disposizione le proprie risorse per realizzare uno screening a campione sulla celiachia che, grazie all’Asp di Crotone, ha interessato tutta la provincia pitagorica. Ad occuparsi del progetto è stata la nostra referente provinciale, la dottoressa Caterina Pacenza alla quale abbiamo chiesto di raccontarci com’è andata. Ecco cosa ci ha detto:
Qual è stato il target di persone coinvolte?
Cominciamo col dire che la celiachia è ormai riconosciuta come malattia cronica perché vanta un’incidenza dell’1% e, nei parenti di primo grado, questa aumenta addirittura del 10%. Il riscontro di una parte “sommersa”, non diagnosticata, a livello nazionale, ha indotto l’Associazione Italiana Celiachia (AIC) sezione calabrese, ad avviare, per la provincia di Crotone (di cui sono referente assieme alla dr.ssa Frandina) un’indagine “campione”.
Assieme all’Asp di Crotone, mostratasi sensibile al progetto, abbiamo voluto mettere a disposizione le nostre risorse per realizzare lo screening. AIC Calabria ha fornito 100 test con i quali sono state screenate altrettante persone.
Il campione era costituito da soggetti di qualunque fascia d’età, prevalentemente parenti di primo grado di pazienti celiaci, in quota parte da celiaci e infine avventori interessati al progetto.
Quali sono i risultati su Crotone?
Sono davvero soddisfatta per la peculiarità dei risultati. Questa indagine ci ha permesso di individuare due celiaci: Il fratello e la mamma di una pazientina che aveva ricevuto diagnosi di celiachia proprio nel periodo a ridosso dello screening. Fratello e mamma erano stupiti dai risultati, perché riferivano, altrimenti assoluto benessere, o forse sottostimavano segni o sintomi anche sfumati. In altra maniera non sarebbero stati individuati! Il percorso diagnostico conclusivo ha richiesto la conferma dei markers positivi nonché gastroscopia con biopsia (condizione ancora necessaria nell’età adulta). Questo è senz’altro stato il dato più eclatante.
Ovviamente uno studio random non consente di esprimere percentuali o giungere a conclusioni statistiche di certo, tuttavia, la familiarità di primo grado rappresenta un fattore determinante. Altro risultato importante è l’aver dimostrato come l’essere celiaci poco aderenti alla dieta senza glutine, sebbene asintomatici, non è espressione di benessere: due nonne, celiache asintomatiche sottoposte a screening, hanno potuto verificare markers specifici per celiachia altamente positivi, espressione inconfutabile di danno alla mucosa intestinale: importanza di una dieta rigorosamente e per la vita priva di glutine per non incorrere in maggiori danni. Altro dato significativo, la contaminazione: due miei ex pazienti – ormai universitari – convinti di tenere la situazione sotto controllo seguendo la dieta, hanno riscontrato positività dei markers specifici per celiachia, verosimile espressione di sgarro o contaminazione da glutine.
Quali sono i pericoli per la salute?
Intanto ribadirei il concetto che trovare è frutto del saper cercare. Abbiamo visto come l’assenza di sintomi non vuol dire assenza di malattia. È stato più volte ribadita l’identificazione della Celiachia nella figura del camaleonte, capace di “camuffarsi” dando segni di sé nelle forme più disparate. Ricordiamo la sua natura autoimmunitaria nei soggetti geneticamente predisposti, che si nasconde e può dare segni di sé attraverso un’alopecia, un’alterazione dello smalto dei denti, il diabete, alterazioni tiroidee, la poli abortività, un ritardo puberale, solo per citarne alcune.
Si può morire di celiachia?
Le percentuali sono bassissime. Esiste, tuttavia, la celiachia refrattaria, rara forma riscontrata nell’età adulta, refrattaria, appunto alla dieta senza glutine. Non dimentichiamo che celiaci si nasce, per predisposizione genetica, e lo si diventa per l’incontro della mucosa intestinale con il glutine in un particolare momento della vita dell’individuo, e che l’unico “farmaco”, ad oggi, per curare la celiachia è una dieta in cui non sia presente il glutine.
Quali conclusioni possiamo trarre dallo screening?
L’importanza della prevenzione prima di tutto. Da qui la legge 130/2023 (17 settembre 2023) che promuove uno screening a livello nazionale per Diabete di tipo 1 e Celiachia nella popolazione pediatrica sana presentato dall’Istituto Superiore di sanità. Il progetto pilota sta coinvolgendo inizialmente 4 regioni: la Lombardia, le Marche, la Campania e la Sardegna ed ha l’obiettivo di identificare precocemente, tra la popolazione pediatrica sana – da 1 a 17 anni – le persone a rischio di sviluppare diabete, celiachia o entrambe.
Con questo screening noi, su Crotone, abbiamo voluto esprimere un campione di quello che sarà il progetto già partito a livello nazionale con l’obiettivo comune di poter offrire un trattamento precoce, evitare ritardi nella diagnosi e scongiurare gli esiti più temibili.