Una straordinaria esperienza di formazione sulle relazioni con gli altri
“Non c’è vita senza conflitto” è l’essenza che mi porto dall’esperienza vissuta a Rondine. Un’esperienza che provo a riassumere attraverso 3 concetti: introspezione, condivisione, accoglienza delle differenze. Un’esperienza che ha cambiato il nostro modo di relazionarci con gli altri.
Poche settimane fa AIC ci ha dato la straordinaria opportunità di vivere due giorni intensi di formazione a Rondine, Cittadella della Pace. Si tratta di un piccolo borgo medievale che si trova in provincia di Arezzo, all’interno del quale si ha la possibilità di attraversare una dimensione di pace ed accettazione dell’altro. Si è trattato, infatti, di una formazione atipica, fatta di attività sia individuali sia di gruppo, svolgendo le quali abbiamo avuto la possibilità di riflettere a fondo. La riflessione si è concentrata in primis su noi stessi, stimolandoci a capire quali sono i valori importanti della nostra esistenza e qual è il nostro modo di affrontare le situazioni della vita. Al contempo, ci sono state proposte delle attività che ci hanno indotto ad osservare come ci relazioniamo con gli altri e come affrontiamo i conflitti. Attività grazie alle quali abbiamo potuto entrare in sintonia con gli altri, e capire fin dove possiamo e dobbiamo spingerci nelle relazioni interpersonali.
Portiamo a casa una considerazione importante: “conflitto” è una parola neutra; sono gli aggettivi che associamo a tale parola ad evocarci sensazioni positive o negative quando vi pensiamo. Il conflitto non è altro che un confronto di idee, e da tale confronto non possono che nascere buoni propositi, purché lo si affronti con empatia e con predisposizione all’ascolto dell’altro. A Rondine arrivano studenti da tutto il mondo, provenienti da Paesi in conflitto tra di loro. Dunque, a confrontarsi nella vita quotidiana di Rondine sono dei “nemici”, che si impegnano ogni giorno a tenere da parte ogni pregiudizio e pensiero negativo sugli altri, per tirare fuori da quelle relazioni tutto ciò che di positivo possa trarsi, con la speranza di portare nei loro Paesi d’origine l’ideale della pace.
In qualche modo, il conflitto è qualcosa che ciascun celiaco, nella fase della diagnosi ha vissuto contro se stesso, contro la sua nuova condizione. Un conflitto che, se affrontato con la giusta dose di accettazione ed empatia nei confronti di sé stessi, insieme al supporto delle persone che ci circondano, non potrà mai impedirci di vivere la vita che vogliamo.
Porto questa esperienza nella mia vita di tutti i giorni ove, seppure non sempre sarà facile mantenere una dimensione di pace, proverò ad utilizzare una comunicazione non ostile e pronta ad accogliere il pensiero altrui. Ma soprattutto, porto questa mia esperienza nella mia attività di volontariato in AIC, affinché possa anch’io contribuire a costruire un team solido di persone che, insieme, seppure con le loro differenze, puntano ad un obiettivo comune.
Ringrazio AIC per averci offerto questo momento di riflessione, durante il quale tanti giovani volontari, provenienti da ogni regione d’Italia e tra di loro completamente sconosciuti, sono riusciti in pochissimo tempo ad entrare in sintonia e creare un gruppo che, mi auguro, continuerà a crescere e porterà valore aggiunto in AIC e nell’intera società.
Mariagrazia Grosso, volontaria AIC Calabria