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Sport e celiachia: la storia del pallanuotista Alfredo Aloi

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Sport e celiachia sono compatibili e sono molti ormai gli esempi che lo certificano. Come Alfredo Aloi brillante pallanuotista calabrese che da anni si distingue in quello che da sempre è uno degli sport con più dispendio fisico. Pallanuotista, informatico ma non solo: andiamo a conoscerlo.

Ciao Alfredo per iniziare parlaci di te e del tuo impegno come pallanuotista

Sono un information Technology Consultant in Cluster Reply, a Roma, ho studiato e conseguito la laurea magistrale in Computer Science all’Unical. Nel tempo libero, però, mi dedico alla pallanuoto, uno sport che pratico con tanta passione da quando ero bambino.

Come hai scoperto la celiachia?

Da piccolo mi sottoponevo ad analisi periodiche per ipercolesterolemia familiare, da parte di papà. C’era il sospetto di celiachia per episodi di orticaria, allora ho fatto le analisi fra il 2008 e il 2009, all’età di 10 anni circa

E poi? Che impatto ha avuto la scoperta della celiachia nella tua vita?

Sinceramente un impatto abbastanza “gentile”, se possiamo dire così. Il supporto della mia famiglia è stato importante riducendo di molto il trauma. Da bambino con pochi sintomi è tutto più semplice. L’impatto è più drastico se lo scopri quando hai 18 anni, vorresti uscire a cena con gli amici e ti trovi in difficoltà. Invece da bambino a casa non è difficile. I miei genitori sono stati bravi a guidarmi lentamente, abbiamo imparato insieme, perché anche per loro la diagnosi è stata un cambio di vita. Oggi mamma cucina ottime pietanze senza glutine, dolci e tanto altro. Mi ricordo che all’inizio siamo partiti da un primo pane completamente bruciato, mentre oggi fa il pane senza glutine con il lievito madre! 

E l’impatto sulla tua vita sportiva? Cosa consiglieresti a chi vuole far coesistere sport e celiachia?

Di continuare la propria vita senza problemi, come se non fosse accaduto nulla. Sport e celiachia possono coesistere, è solo una questione di organizzazione. A casa mangiamo tutti senza glutine, perchè diventa difficile cucinare in due modi diversi quindi preferiamo organizzarci così.

E quando sei fuori? Quando vai in trasferta con la tua squadra?

Ho due strade possibili. La prima, la più complicata dal punto di vista organizzativo ma quella che preferisco: mi porto il cibo da casa. Non conoscendo sempre i luoghi dove andiamo in trasferta, preferisco fare così. Ormai è diventata un’abitudine, è come se preparassi un pranzo a sacco. La seconda via, che di solito pratico per le trasferte più lunghe dove devo anche pernottare, è quella di contattare la struttura che ci dovrà ospitare per sapere se conoscono il problema. Faccio due domande mirate ormai standard: gestite il celiaco? ma soprattutto quella più importante: come lo gestite? Al minimo segnale di incertezza e cattiva gestione, mi porto il cibo da casa! Per due/tre notti riesco ad organizzarmi con la valigia piena di cibo. Certo non mangerò il piatto preparato dallo chef stellato, ma non c’è problema

Questo quindi non ti genera un malessere?

No, assolutamente

Ti è mai capitato di stare male perchè ti avevano contaminato il pranzo? E magari hai dovuto rinunciare alla gara?

Per fortuna no. Penso di essere un celiaco asintomatico, quindi se anche fosse successo non me ne sarei reso conto

Cosa secondo te non si dovrebbe mai dire ad un celiaco? Hai un aneddoto da raccontarci?

Quanti ce ne sono!! allora: “si guarisce dalla celiachia”, “che grado di celiachia..?”, “se mangi un pezzetto di pane non succede niente…”, e ce n’è una molto creativa “se mangi un po’ di pane ogni giorno, funziona come vaccino, e prima o poi guarisci, perché la sensibilità aumenta”. C’è molta disinformazione in giro, e questo poi crea dubbi e confusione. 

Tu conosci bene AIC, cosa ci suggerisci di fare per migliorare? Abbiamo raggiunto tanti obiettivi ma tante sfide ancora ci attendono. Su cosa dovremmo focalizzarci secondo te? Quale dovrebbe essere la prossima conquista per un celiaco, o in particolare per un celiaco sportivo?

Il mio punto di vista è molto egoistico, guardo nel mio orticello diciamo. In particolare guardo alle possibilità di mangiare fuori casa. Prendiamo l’esempio di Cosenza: ci sono pochi locali sull’app AIC, quindi la scelta è limitata. Ma fuori dall’app esistono molti locali che gestiscono bene il celiaco e che io frequento in sicurezza e con tranquillità. Se mi capita di sentire che un locale fa il senza glutine lo contatto per fare le solite domande ed assicurarmi che lo facciano bene. Poi propongo di associarsi ad AIC e chiedo perché non l’hanno fatto finora. È un peccato per noi celiaci: ci sono molti locali in più che potremmo visitare. Quindi il mio suggerimento è questo: dovreste ricercare un maggiore focus sui locali che sono titubanti ma fanno il senza glutine. Ad esempio, noi celiaci possiamo segnalarlo a voi, e poi lo contattate per cercare di farlo entrare nel progetto!

Salutiamo Alfredo, lo ringraziamo per la sua energia, per il suo esempio e per i suoi consigli su come far coesistere sport e celiachia. Da oggi faremo tutti il tifo per te.

Entrare nel nostro programma AFC e quindi nell’app, però, richiede la massima rigidità per evitare tanti imprevisti e disguidi. Purtroppo o per fortuna dobbiamo attenerci a norme e protocolli studiati per mantenere standard alti che garantiscano a tutti noi un pasto completamente sicuro.

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