In questo articolo abbiamo raccolto le news di Febbraio dal mondo della celiachia, un riassunto di tutto ciò che è successo, degli approfondimenti e delle indagini della nostra associazione.
LA FARINA DI GRILLI NELLA DIETA CELIACA
La farina di grilli è entrata nel mondo del food che è da sempre in continua evoluzione. Il nostro compito è quello di monitorare queste nuove materie prime per inquadrarle all’interno di una alimentazione sicura per ogni celiaco. Abbiamo dunque chiesto al dottor Dott. Domenico Giuffrè, Biologo nutrizionista e specialista in Scienza dell’alimentazione, come si approcciano la farina di grilli e il “novel foods” nella dieta celiaca.
“Iniziamo con il dire che la farina di grillo domestico è naturalmente priva di glutine, quindi sembrerebbe adatta al consumo dei celiaci, unico rischio è la contaminazione durante il processo produttivo. Ciò che la scienza deve chiarire è se l’uso di tali alimenti potrà essere causa di reazioni allergiche, di rischi di natura chimica, di pericoli biologici e di tossinfezioni quando, ad esempio, sarà previsto il consumo dell’insetto intero.
Ad oggi, con conoscenze limitate, sappiamo che se ne sconsiglia l’utilizzo per le persone allergiche ai crostacei, ai molluschi ed agli acari della polvere a causa delle proteine proprie dell’insetto o di ulteriori allergeni potenzialmente presenti nei mangimi con cui gli insetti saranno nutriti negli allevamenti, tra questi sicuramente il glutine.
In attesa di nuovi studi svolti da enti riconosciuti in campo scientifico, dato che un’eventuale presenza di farine di insetti dovrà obbligatoriamente essere riportata sull’etichetta nutrizionale, sarà fondamentale da parte del consumatore una maggiore attenzione e consapevolezza di ciò che le aziende alimentari ci offrono sul mercato”.
Leggi l’intervista completa al dott. Domenico Giuffrè
“PUO’ CONTENERE GLUTINE”: L’ETICHETTA CHE POTREBBE CAMBIARE LA VITA DEI CELIACI
Susanna Neuhold, responsabile Food dell’Associazione italiana celiachia, ha fatto il punto sul perché nelle etichette non è ancora possibile leggere la dicitura “Contiene glutine”
“Si tratta di una lacuna nella normativa dell’Unione europea, da tempo valutiamo azioni per elaborare un piano strategico al fine di ottenere l’introduzione di questa dicitura. Il problema deriva dal fatto che il Regolamento Ue 1169/2011 impone che l’allergene, non solo i cereali contenenti glutine ma anche altri, sia dichiarato solo quando viene aggiunto al prodotto, non nel caso di rischio di contaminazione. Introdurre anche un’etichettatura che imponga esplicitamente di dichiarare la semplice possibilità della presenza di glutine ridurrebbe l’esposizione ai rischi e amplierebbe le possibilità di scelta dei consumatori. AIC, per sopperire, ha stilato una lista di 4mila ristoranti accreditati. Per aderirvi i responsabili sono tenuti a seguire programmi e corsi di formazione apposita, nonché controlli periodici. Questo li rende luoghi che offrono specifiche garanzie ai clienti celiaci”.
I MATERIALI A CONTATTO CON GLI ALIMENTI POSSONO ESSERE UN RISCHIO PER I CELIACI?
Materiali biodegradabili vegetali a contatto con gli alimenti, conosciuti come MOCA possono rappresentare un rischio per i celiaci se derivanti da materie prime contenenti glutine. È questo il risultato di uno studio condotto da AIC.
La gran parte degli imballaggi biodegradabili sono di derivazione da mais, polpa di cellulosa, legno o bambù, tuttavia è possibile trovare sul mercato anche prodotti da cereali contenenti glutine o a base di pasta alimentare (cannucce). Al momento non è previsto in Europa alcun obbligo di dichiarare in etichetta dei prodotti alimentari o delle confezioni di MOCA.
Nel 2021 abbiamo condotto una indagine tra tutte le aziende aderenti al nostro Prontuario, a cui hanno risposto oltre 150 aziende, fornendoci dati preziosi. Dal campione è risultato che circa il 15% delle aziende alimentari utilizza materiali compostabili per il confezionamento dei propri prodotti, e la gran parte degli imballaggi biodegradabili utilizzati sono composti da carta o da derivati da mais, polpa di cellulosa, legno o bambù. Secondo il 77% delle aziende rispondenti nessun materiale utilizzato contiene composti di derivazione da cereali contenenti glutine. Le restanti aziende (il 23% dei rispondenti) ci avevano però dichiarato di non essere a conoscenza se il materiale utilizzato contenesse oppure no derivati da cereali con glutine. A queste abbiamo chiesto la verifica del dettaglio della composizione del pack utilizzato. Solo una azienda sulle 22 che utilizzano materiali compostabili ci ha riferito di aver acquisito dichiarazione di assenza di allergeni.
L’aspetto rassicurante che è emerso, comunque, è che, al momento della rilevazione e sul campione analizzato, non risultavano sul mercato prodotti senza glutine contenuti in pack che fosse di derivazione o contenesse componenti da cereali contenenti glutine.
Come per il packaging degli alimenti preconfezionati, le stoviglierie compostabili sono normalmente prodotte con componenti di derivazione da mais, polpa di cellulosa, legno o bambù. Anche qui, dall’indagine condotta sui prodotti reperibili nei principali supermercati e online sono stati reperiti solo due marche di cannucce di paglia e due marche di piatti di crusca di frumento. Il risultato, rassicurante, è che le cannucce a base di paglia di frumento non risultano contenere glutine al di sopra della soglia di rilevabilità (minore di 3 ppm). Pertanto, si può ragionevolmente ritenere che le cannucce di paglia siano sicure e utilizzabili da chi è celiaco.
Alla luce di queste indagini, quindi, si ritiene che MOCA di derivazione da cereali contenenti glutine – ad esclusione della paglia che,
essendo realizzata dal fusto, non dovrebbe comportare pericoli di assunzione significativa di glutine – debbano essere evitati da chi è celiaco.